quando inventammo l’albero di Natale

il primissimo “albero di Natale” del dopoguerra

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Era forse il 1945, a S.Agata Feltria, sull’Appennino marchigiano, luogo che ospita i miei primi ricordi e in fondo un po’ tutta la mia infanzia, luogo dove eravamo arrivati finalmente trovando rifugio dopo le violenze della linea gotica da cui veniva la mia famiglia.

Era il primo Natale più tranquillo anche se ancora molto povero e fu così che il mio babbo allestì il primo albero di Natale della nostra famiglia, che fu anche  a dire la verità  il primo in assoluto per tutto il paese

Succedeva perché il mio babbo era nato nel 1915 a Boston, Massachusetts, da genitori che erano immigrati negli Stati Uniti ed erano poi rientrati in Italia quando il mio babbo aveva una decina d’anni dunque al mio babbo le feste di Natale ricordavano l’albero decorato della tradizione nordica come lo aveva vissuto in quell’altra vita, nella sua infanzia americana.

Così in casa nostra arrivò un ramo di abete, nemmeno tanto grande, al quale vennero appesi dei meravigliosi mandarini! Meravigliosi certo perché erano frutti esotici, venivano dall’estremo sud dell’Italia con mezzi di trasporto di fortuna, che ricominciavano a viaggiare. Ed erano dolci e succosi, un sapore delizioso.

Facevano una gran figura, così lucidi e colorati, ma non erano l’unica decorazione del nostro “ramo di Natale”.

In quei tempi così spartani quando capitava di ricevere una caramella o un dolcetto incartato con carte colorate noi bambini vissuti per anni nelle ristrettezze non gettavamo gli incarti, anzi! Con pazienza stiravamo questi piccoli tesori lisciandoli con cura con il dorso delle unghie e li tenevamo da parte.

Così quel primo Natale abbiamo ricoperto delle castagne e delle nocciole, delle coccole di cipresso e delle noci con le nostre cartine appendendole poi al ramo dei mandarini.

Nonostante fossi piccolissima ne ho delle immagini precise; ricordo che mi sembrava bello e che sembrava bello anche ai nostri vicini di casa (vivevamo in una specie di casa popolare) che venivano a vederlo.

Come dicevo era il primo “albero” di Natale che si vedesse da quelle parti.

Era così bello, fiabesco, colorato che ci conquistò subito tutti e diventò presto una tradizione. Solo un paio d’anni dopo il ramo fu sostituito da un vero e proprio abete come si cominciavano a vederne anche sui giornali.

Il nostro era uno di quelli che la Guardia Forestale tagliava per motivi di tutela del bosco facendone poi arrivare uno a casa nostra ogni anno qualche giorno prima di Natale.  Credo che questa attenzione fosse dovuta al fatto che babbo era il dirigente dell’ufficio delle imposte… in ogni caso veder arrivare l’albero era una festa.

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Un anno era così grande che dovettero lasciarlo nell’atrio del palazzo e tagliarne un pezzo perché riuscisse ad entrare in casa! Il profumo di resina riempiva tutti gli ambienti e durava per tutte le feste

Anche le decorazioni cambiarono radicalmente. Il benessere cominciava a farsi strada e ogni anno i nostri genitori facevano una trasferta a Rimini, partendo presto con la corriera, e tornavano carichi di pacchetti che sparivano subito chissà dove.

Avremmo visto le meraviglie che contenevano solo il giorno di Natale, perché durante la notte della vigilia babbo e mamma avrebbero addobbato l’albero ricoprendolo di decorazioni in vetro soffiato, ghirlande luminose, festoni dorati… e dolciumi.

Ai piedi del meraviglioso albero ci sarebbe stato poi un pacchetto per ognuno di noi.$_59

ps: le immagini provengono dal web che ringrazio…

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