Persone serie

Era l’inizio degli anni ’70 del millenovecento nell’Appennino centrale e avrebbe potuto essere secoli prima per come vivevano i miei alunni; intanto di quei 12 bambini nessuno aveva mai visto il mare e pensare che io arrivavo ogni giorno dalla costa.

Mi chiedevano spesso di raccontarlo, il mare, e di raccontare la città da dove venivo… Nessuna storia o favola riscuoteva più attenzione di quella realtà desiderata e sconosciuta.

Io avevo bisogno di capire come vivevano, ragionavano, la mia pedagogia nuova mi suggeriva di farli parlare; durante una delle chiacchierate il gruppetto di bambini di seconda elementare , che erano in quattro, tirano fuori un quaderno e si mettono a scrivere qualcosa.

Chiedo cosa stiano facendo e la più sveglia e volitiva, Marilena, mi dice:  “Siccome voi state a chiacchierà noialtri  per non perde tempo intanto facciamo un po’ di compito”

“Ma che compito scusa, la maestra sono io e non vi ho dato niente da fare” ” Ci ha pensato Marilena, ha dettato le operazioni” alla faccia della maestra perditempo.

Sono sicura che quei bambini serii sono diventati quelle persone perbene che erano già.

 

 

 

Intelligenza lenta

Me lo avevano presentato come un alunno un po’ “indietro”, adesso forse lo diremmo con un giro di parole del tipo di “diversamente intelligente”. Allora, alla fine degli anni sessanta e nell’Appennino più lontano da tutto, dicevano semplicemente che Luciano  era un po’ “addietrato”, lento a capire insomma.

Capitò un giorno che arrivò il pulmino per fare le radiografie. La tubercolosi era ancora una piaga e la prevenzione si faceva, per fortuna, a tappeto e infatti ha avuto successo.

Dunque usciamo da scuola e andiamo poco lontano, lungo la strada,dove c’è l’unico spazio dove si può fermare il pulmino.

Intanto che aspettiamo fuori in fila ordinata l’autista ha notato un grosso ceppo  di funghi lungo il fosso e con aria furtiva chiede a Luciano “Sono buoni da mangiare?” e Luciano, scuotendo il capo all’insù in segno di diniego: “fa murì”.

Finiamo le radiografie, il pulmino si rimette in moto, noi ci mettiamo in fila per tornare a scuola “Maè,  aspetta!” Luciano mi chiama e, tolto dalla tasca un coltellino, taglia il ceppo di funghi e dopo averlo pulito sommariamente, lo mette nel tascapane.

“Ma Luciano cosa ci fai? Hai detto a quel signore che fanno morire!”

” E sì,  che li fo magnà a lù!”

Non ho potuto nè saputo replicare,  che diamine: era un alunno un po’ “addietrato”!