Percezioni extrasensoriali

Se me lo raccontassero io direi: ” non ci credo”  ma é successo,  e proprio a me, non a un mio amico che me l’ha raccontato.
Siamo sul prato della scuola, i ragazzi giocano, io e due colleghe li teniamo d’occhio, chiacchierando di piccole cose.
Ad un certo punto M. mi dice “Com’é che si chiama quel…”
e io senza assolutamente farla finire, senza neanche che dicesse quel che cosa mi sono trovata a rispondere “Satie”
Sono sorpresa del nome, che mi é uscito di bocca mio malgrado; M. ,credo, é stupita e non sa come prendere la mia risposta che precede la domanda.
Poi un silenzio imbarazzato, e tutti che fanno finta di niente.
Ci sono voluti anni perché riuscissimo a parlarne.
Insomma era vero, lei mi voleva chiedere come si chiamava quel musicista particolare, non certo popolare, che ha scritto tanta musica strana, spesso ironica e molto di avanguardia per l’inizio novecento e io che, senza sapere che cosa voleva sapere, lo sapevo.
Non penso di saper spiegare la cosa, neanche adesso a tanti anni di distanza e in fondo me ne importa abbastanza poco.
Quello che é certo é che era  il segno di una intesa molto speciale che ha dato come frutto un’amicizia solida, che sa di poter contare anche sulla possibilità di trovare risposte alle domande non fatte.

Percezioni extrasensorialiultima modifica: 2011-11-03T15:25:04+01:00da scanfesca
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Un pensiero su “Percezioni extrasensoriali

  1. Da bambina ero affascinata dalla musica che sentivo alla radio durante la lettura dei bandi per l’orchestra della RAI a Torino. Mentre l’annunciatrice informava che era si cercava un primo violino o un arpista, di sottofondo passava una musica lieve, struggente e malinconica. Mi catturava ogni volta e tendevo l’orecchio per ascoltarne il più possibile. Non hanno mai detto che brano fosse e chi l’avesse scritta. Sono diventata adulta senza svelare il mistero. In qualche modo, poi, ho legato quella musica a mia madre: quando la sento, penso a lei. Affetto, mistero, piacere: nella mia mente una presenza affascinante senza nome. Solo una volta mi si è presentata l’occasione di scoprire il segreto ed il nome era alla mia portata ma … un rumore lo ha coperto.
    Un giorno ero appoggiata alla balaustra della scala fuori della scuola; guardavamo i bambini giocare. Improvvisamente penso che la mia collega, lì davanti a me, potrebbe sapere chi è quel musicista e allora glielo chiedo.
    Solo che lei risponde prima che io finisca la domanda.
    Ecco: adesso so ma perché so che è proprio Satie? e come fa lei a sapere che era lui che cercavo?
    Ho svelato un mistero ma ne ho incontrato un altro e ho deciso che è inspiegabile ma mi piace questo legame unico su cui veglia un eccentrico ometto parigino che ha scritto un brano che mi parla di mamma e di cui la mia amica sapeva tutto prima di saperlo lei stessa.
    Satie, anche lui senza saperlo, mi ha regalato due delle donne che più amo nella mia vita.

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