un buon consiglio

giorgione.jpg

220px-Dirac_3.jpg

 

Un aneddoto che trovo molto divertente e che ho ascoltato dal protagonista che però lascerò anonimo.
Luogo : Istituto di Fisica dell’università di Bologna,  in cui un giovane fisico studia.
In un corridoio questo ragazzo incontra un signore straniero che lo ferma e gli chiede dove ha comperato i sandali che indossa e che sembrano molto comodi.
Lo studente spiega al suo interlocutore dove trovarli, gli indica  un negozio nei pressi dell’Università e i due si salutano.
Il giorno dopo lo studente é in prima fila  fra la  folla che assiste all’ingresso dei maggiorenti dell’università che scortano il premio Nobel per la fisica del 1933, Paul Dirac, che é ospite dell’Università per una onorificenza.
Quando è all’altezza dello studente il grande Dirac, nel quale lo studente riconosce il suo interlocutore del giorno prima, lascia il corteo, gli si avvicina  e a voce udibile gli dice
“Grazie del suo consiglio. E’ stato molto utile”
Fra la curiosità, lo stupore e anche l’invidia degli astanti il giovane studente risponde con un sorriso benevolo … e lascia nel dubbio tutti sulla qualità del consiglio col quale  lui, giovanissimo fisico, é stato utile al grande Dirac!

leggere: un’avventura per tutti

 Anni ’50 in Romagna. Abitavo in una casa fra gli orti, uguale a quelle vicine, una decina, tutte a un solo piano, un pozzo accanto, la vite a pergola che ombreggiava la porta di ingresso. Erano tutte abitate da operai, vecchi e giovani, che tornavano a casa nel tardo pomeriggio, stanchi morti.
D’estate si lavavano rumorosamente nelle tinozze in cui erano state versate decine di secchiate d’acqua tirata su dal pozzo e lasciata a scaldarsi al sole (l’antenato dell’acqua calda corrente), la toilette veniva poi completata con biancheria pulita e una pettinata molto accurata.
A questo punto in attesa della cena si mettevano seduti su di un gradino sotto un’ombra e …leggevano i fotoromanzi.
C’era addirittura una specie di collaborazione: le  diverse famiglie si distribuivano il compito di acquistare il nuovo numero di GrandHotel, di Cine Illustrato, di Sogno, di  ogni fumetto conosciuto (uscivano in giorni diversi della settimana) e poi venivano scambiati. Le donne di casa li leggevano al giorno e alla sera venivano riservati agli uomini di ritorno dalla fabbrica.

images-1.jpgimages-2.jpgIo che li ho conosciuti che ho visto le loro schiene muscolose, la pelle cotta dal sole , le rughe dei loro volti, la ruvidezza del lavoro che facevano, io da piccola trovavo questo fatto un po’ strano.
Dall’alto della mia cultura di alunna delle scuole medie giudicavo queste letture non adatte a degli uomini così rudi, forse anche un po’ ridicole.

 

images-3.jpgimages.jpgAnni dopo un esperto operatore delle biblioteche popolari davanti al mio giudizio negativo sulla lettura dei fumetti mi rispose

“Chi legge fumetti prima o poi potrebbe leggere un libro, chi non legge niente forse non lo farà mai”
Ho ripensato tante volte a quello che mi ha detto e alla sua profonda verità e a quanto era sciocca la mia supponenza da intellettualoide.

 Poi ho lavorato perché i miei alunni scoprissero la lettura e la sua possibilità di portarli ovunque, lontano e anche dentro se stessi