Come ho già scritto ho un passato anche da capo scout e in quella veste ho avuto molte esperienze di incontri e celebrazioni comunitarie significativi e coinvolgenti, ma anche qualcuna diversa… Ricordo una meditazione sul Vangelo delle Beatitudini in cui ognuno che lo voleva (erano anni conciliari) durante la messa commentava il Vangelo. Insomma partecipavamo tutti come celebranti… una cosa molto seria e che mi pareva comportare una forte responsabilità personale.
In tanti intervenivano con commenti del tipo: “riflettiamo sui significati possibili di “beati i poveri”: poveri sono anche coloro…” e poi “proviamo a pensare che beati i poveri significhi anche…” “poveri sono anche quelli che…”
Il senso di nausea e di rabbia mi stava strozzando quando il Grande Capo Nazionale, quello che presiedeva l’incontro, un laico intelligente, lucido ed estremamente aperto intervenne così:
“Proviamo a pensare che BEATI I POVERI possa significare BEATI I POVERI e basta!”
Che sollievo! Non ho avuto bisogno di intervenire, mi aveva riconciliato con la celebrazione. Nello scambio della pace ho approfitatto per abbracciarlo con sincera gratitudine
PS: Durò poco: si dimise da Grande Capo Nazionale anche per protesta contro la defenestrazione – per motivi di opinione – di una altro capo (che ero io)