Nelle campagne e nei paesi marchigiani ancora vive, anche se molto meno diffusa, la tradizione del saluto all’anno nuovo con il canto della cosiddetta Pasquella che non ha niente a che vedere con la Pasqua. Gruppi organizzati di uomini girano per le viottole di campagna e le strade del paese , si fermano ogni tanto e cantano le strofe che con qualche variazione territoriale hanno per tema l’augurio di buona fortuna e la richiesta dell’offerta di qualcosa: si va dalle uova alla “pacca de porco”.
Sono tutti uomini perché nella società rurale sessista (!!) vedere una donna come prima persona al primo dell’anno porta sfortuna…. Suonano organetti, fisarmonica, tamburelli. Il gruppo di cui ho inserito il link é La Macina, un gruppo serio che da decenni fa ricerca delle tradizioni contadine e le ripropone con cura e cultura.
Alla fine c’é un magnifico saltarello che cambia l’atmosfera: da quella rituale del canto di questua si passa ad un ritmo orgiastico, un saltarello indiavolato con delle strofe dal contenuto esplicitamente erotico.
In questa versione canta il saltarello magistralmente Giuseppe ; la prima volta che sua madre, una signora bellissima ed estremamente raffinata, venne ad assistere allo spettacolo quando Giuseppe attaccò gridando “te vojo dà ‘na botta…” impallidì e alla fine sottovoce chiese “Ma deve proprio dire quelle parole lì?”