Può non sembrare ma questa foto, per me, è un selfie, anzi per dirlo bene è l’autoritratto di me trenta ( e poco più ) anni fa.
È l’immagine dei meravigliosi pomeriggi estivi, lenti e lunghi, vissuti in perfetta tranquillità: io in casa e le bambine fuori a giocare.
Nella casa di Domo, estremamente sobria, questo era il salotto: il tavolino di bambù recuperato in cantina con sopra la tazzina del caffè, dei libri, due vasi vinti alla pesca di beneficenza (gli unici oggetti non indispensabili presenti in questa casa tanto austera).
E ancora: qualche ramo raccolto nell’ultima camminata, sulla parete il manifesto del Sillabario n°1, una radice bella, lo scolapasta di giunco fatto dal cestaio mio vicino, il vecchio lavabo con la frutta sotto il tovagliolo.
E poi la sdraio dalla quale, lasciando il libro aperto, mi sono appena alzata, colpita dalla bellezza del momento, per fotografarmi per sempre lì, per poter continuare ogni volta che guardo questa foto a sentirmi immersa in quella solitudine serena.
Quello che non si vede è ciò che si vedeva dalla finestra, rivolta a ovest: solo il bosco e a chiudere l’orizzonte il profilo del casalingo modesto monte Murano (solo 800 mt !) dietro al quale il sole sarebbe poi tramontato.
Un’ altra cosa che non si vede è il paese e la gente che lo abitava: bastava fare qualche passo e aprire la porta per essere sulla piazza.
Insomma una solitudine che si poteva scegliere, godere e anche lasciare: una grande libertà.
Archivio mensile:ottobre 2016
leggere la Costituzione
Grazie al dubbio vantaggio che mi dà l’età mi capita di avere ricordi un po’ su tutto e siccome sono stata incoraggiata in famiglia a scrivere i miei ricordi (forse per evitare racconti noiosi e circostanziati) ogni tanto ne racconto qui, a caso, come dice il titolo.
In questi giorni si parla tanto (anche in modo strumentale ) di Costituzione e a me è venuto in mente che anni fa, quando ancora insegnavo, in uno sgabuzzino della mia bella scuola dove rovistavo per trovare spazi per le nostre attività, trovai uno scatolone che conteneva un numero notevole di copie della Costituzione della Repubblica Italiana.
Erano state consegnate per donarle agli alunni in occasione della celebrazione di un anniversario, forse il cinquantenario.
Ne erano rimaste tante copie ed erano state sistemate qui, insomma dimenticate…
Non potevo risolvermi a metterle nella raccolta della carta e allora me le sono portate in classe e traslocate a braccia (assieme a Manuela la collega di tanti anni di tempo pieno) ogni anno (sì perché ogni anno si cambiava aula, per segnare anche fisicamente il percorso dei ragazzi… delicatezze che adesso fanno sorridere molti…)
Poi, in quarta e quinta si parlava della democrazia, delle istituzioni, cosa è il Comune, lo Stato, le Leggi… secondo gli interessi degli alunni siamo andati a conoscere le istituzioni locali, il Consiglio Comunale, ricostruendo la storia della nostra scuola abbiamo visto come nasce e si realizza un nuovo edificio scolastico o un parco pubblico. Spesso le esperienze degli alunni si rivelavano significative e utili anche per le famiglie.
Alla fine del ciclo regalavamo ad ogni ragazzo la sua copia della Costituzione, che avevamo come ho detto salvato dal macero. Ce ne abbiamo avute a sufficienza fino all’ultima quinta classe.
Una volta andate nelle case non so che fine abbiano fatto, ma credo che molte siano state almeno un po’ lette.
Che io sappia nessuno degli ex alunni o dei loro familiari ha ancora sparato fesserie su cosa direbbe secondo lui la Costituzione, come purtroppo tanti politici apprendisti stanno facendo senza nemmeno darsi la pena di andare a controllare; in fondo è uno smilzo libretto, non è mica Guerra e pace…