
Nei miei ricordi di bambina (quindi molto molto tempo fa) la Pasqua era un periodo di riti e di tradizioni, persino di giochi specifici, che non si giocavano se non in questo periodo. Alcuni come la pittura delle uova (con relativa raccolta dei fiori adatti alla bisogna come i famosi “pingiovo”) hanno in qualche misura resistito ma alcuni sono completamente dimenticati e anche allora, forse erano giocati solo da pochi. Questo gioco, il “fuori il verde” che però noi pensavamo come una parola sola “foravérd”, mi è tornato in mente all’improvviso soprattutto per la sua stranezza.
…. si giocava soltanto nei giorni prima della Pasqua (evidentemente all’epoca anche i giochi rispettavano le stagioni) e per giocare ci si metteva d’accordo cioè un bambino diceva a un’altro “Ci stai con me a Fuori il verde ?” e se l’altro acconsentiva allora si cominciava. Intanto bisognava avere sempre in tasca, ben conservato, un rametto con foglie verdi (Il bosso andava benissimo) perché quando si incontrava il compagno uno dei due, il più svelto, diceva all’altro “Fuori il verde” sfoderando il proprio rametto e l’altro doveva rispondere mostrando il proprio rametto e allora poteva dire “Fuori il tuo che il mio non perde”. Naturalmente poteva accadere che uno dei due non lo avesse oppure che fosse troppo sciupato… ma non c’erano grosse conseguenze. Il rischio più grosso era quando ti facevano fare il bagno e allora se ti scordavi di andare a riprendere il rametto correvi dei rischi… Il mio nascondiglio preferito era il risvolto dei calzettoni.
Come andava a finire?
Messa grande del giorno di Pasqua: al momento dell’ ite missa est c’era un correre dei bambini fuori della chiesa e il primo che diceva al suo compagno “fuori il verde” aveva vinto. Cosa aveva vinto? Niente! Lo dicevo che era un gioco davvero particolare! Fatto di niente assoluto, solo la gioia e il gusto di cercarsi, di sorprendersi, di avere un accordo con un compagno, di avere un legame… Ripensandoci a posteriori e con qualche nozione di significato e origine dei giochi questo strano rituale riservato in modo assoluto al tempo di Pasqua mi ha fatto pensare al valore simbolico del verde, delle foglie nuove, della primavera, della Resurrezione. Giochi che si giocavano quando i bambini erano un po’ ingenui e poco esigenti.
Qualche anno dopo aver scritto questo ricordo mi è capitato di trovare una chiave di interpretazione molto convincente come ho raccontato
Non sapevo di aver giocato a un rituale antichissimo forse di origine etrusca… come ho appreso in uno splendido libro, di cui devo ringraziare Giuliano delle Pievi Romaniche (su face book) che generosamente me ne ha fatto dono

Il libro analizza ed esemplifica (con rigore e ampiezza di riferimenti culturali) il significato dei simboli presenti nelle Pievi romaniche più antiche ed ecco che l’autore racconta di aver giocato al mio stesso gioco e arriva a dire che questo strano gioco-rituale e molti dei simboli presenti nelle Pievi (sirene, serpenti, tralci di vite, pigne..) potrebbero derivare direttamente dalla cultura etrusca e dai culti dionisiaci…
Ho letto e riletto questo passaggio con una certa commozione: intanto il condividere una esperienza così speciale con qualcuno (tanti) sconosciuto e lontano, ma più ancora sapere di aver partecipato a un rito con una storia così nobile e antica e ancora di più il rammarico di una storia bimillenaria che si è interrotta e per sempre. Nemmeno nel paesino del Montefeltro (S.Agata Feltria, per la precisione) dove ho vissuto sanno più niente di questo, giocano ad altro.
E anche io che l’ho saputo e che, anche se confusamente, mi rendevo conto di partecipare a qualcosa di speciale, nemmeno io l’ho trasmesso a nessuno…
Una tradizione così nobile e raffinata non ha potuto reggere all’abbandono e alla dispersione delle comunità rurali e così si è realizzata la perdita di un patrimonio che pure aveva retto allo scorrere dei secoli e al succedersi di civiltà, fedi, culture diverse..
Sento che tutti noi (e anche i nostri posteri) abbiamo perduto qualcosa di prezioso e insostituibile i cui germi forse continueranno a vivere segretamente nel nostro inconscio.