l’invenzione della “minestrina”

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Non sono una brava cuoca, per anni sono stata presa in giro dai miei perché il menù che potevo offrire era estremamente ridotto. tre o quattro cose e le più scontate.

Insomma a me le trasmissioni di cucina alla tv mi annoiano a morte: sono contenta che ci sia gente che cucina bene e se lo fa in un locale pubblico vado volentieri a mangiare e amen.

Con gli anni sono un po’ migliorata soprattutto per rispondere alle esigenze di mio marito, vegetariano storico (da più di quarant’anni, da quando bisognava spiegare cosa significava).

Ho imparato, pare, a fare ottime zuppe (che non assaggio nemmeno per sentire se vanno bene di sale come racconto qui), il ragù tradizionale alla bolognese  e poche altre cose molto tradizionali ed estremamente popolaresche (polpette, spezzatino, peperonata…).

Qualche anno fa è capitato che in seguito a una paio di interventi chirurgici il mio marito vegetariano avesse la necessità di recuperare le forze cosa che richiedeva un apporto vigoroso di proteine che lui non poteva fare attraverso generose porzioni di filetto al sangue come sarebbe stato necessario… e in più non aveva appetito.

È stato così che mi sono inventata la minestrina: pastina di piccolo formato come semini, filetti, quadrelli, cotti in acqua (dato che il brodo vegetale gli risultava sgradito) e condito con burro e parmigiano abbondanti e di qualità. Lo so che non l’ho inventata io, che è la scoperta dell’acqua calda (anzi del condimento in bianco), ma per casa nostra era un inedito e così diventò “la minestrina” per antonomasia.

Mio marito la mangiava volentieri sia per il sapore che forse gli ricordava l’infanzia sia poi perché era facile da mandare giù.

Si è rimesso in sesto e per un po’ della “minestrina” non se ne parlò più, tranne quando in certe fredde sere d’inverno aveva voglia di cibo consolatorio.

La cosa buffa è capitata poi quando mi  è successo di servirla a Giovanni, il nipote che allora aveva forse tre anni: entusiasmo alle stelle e da allora spesso la chiede e ne fa fuori più di un piatto, con voracità.

Ultimamente si è domandato come mai non la si trovi mai nei menù dei ristoranti eppure secondo lui sarebbe certamente gradita e anche utile “ per molte persone anziane, per dei nonni e anche per dei  vegetariani… e poi così la nonna potrebbe diventare ricca con i diritti d’autore!”

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l’invenzione della “minestrina”ultima modifica: 2017-09-13T15:56:25+02:00da scanfesca
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