La famiglia di nonno Gela per avere una bocca in meno da sfamare lo aveva mandato a garzone intorno agli 8 anni da certi contadini: quando stare a garzone voleva dire essere un piccolo schiavo, che lavorava tutto il giorno in cambio del cibo, scarso e di scarsa qualità…poi fu uno dei ragazzi mandati sul Grappa a farsi massacrare dagli austriaci a 17 anni e quando riuscì a tornare dalla guerra dovette andare in Argentina per sfamare la famiglia. Insomma uno che ne sapeva di miseria, fame, fatica. In questo era esperto e laureato, mentre era rimasto analfabeta.
Dunque questo nonno raccontava con piacere questo aneddoto: un giorno la famiglia dei mezzadri venne invitata dal padrone a pranzo e venne servito un arrosto con patate. Il padrone, avaro e anche meschino come tutti i padroni del tempo, magnificava insistentemente le patate: “Ma come sono buone queste patate, saporite, ben rosolate. Prendine ancora!” diceva al bambino figlio dei mezzadri il quale suggestionato dal discorso del padrone stava per servirsi di patate quando il suo babbo lo fermò: “Mangia la carne e lascia stare le patate: non vedi che piacciono al padrone?”.
Mio nonno a questo punto del racconto sorrideva dell’astuzia del povero contadino che per una volta aveva la possibilità di mangiare a sazietà della carne e che si mostrava anche capace di superare in furbizia il ricco avaro.
Mi viene in mente nonno e il suo aneddoto ogni volta che leggo i discorsi di tanti che non so per quale motivo, forse per sazietà, fanno della povertà e della miseria un mito, una situazione ideale, da rimpiangere.
Così mangiamo cicerchia (che se era stata abbandonata per decenni come cibo ci sarà ben stato un motivo) e pane scuro mentre per nonno il pane bianco era ambito come un dolce, solo a Natale… E che nostalgia per il vivere poveramente e ammazzarsi di fatica… era una vita più autentica, il cibo era genuino ma ce n’era così poco… non c’era tutta questa chimica…. e la durata della vita media era quasi metà di quella di adesso…
Sopporto sopporto, ma ieri l’altro quando ho sentito dire a GEO che il Molise deve molto alla miseria se si è conservato senza stravolgere il paesaggio non ne ho potuto più: o rivisto il sorriso ironico di nonno Gela, esperto in miseria e fatica e ho spento la tv.