Sulla pagina fb di un ex alunno che attualmente è un apprezzato e capace street Artist o come si chiamano quelli che dipingono i murales, è comparsa la sua ultima opera eseguita in un paesino del nostro preappennino, a Cacciano di Fabriano.
Lui, Fede Zenobi, ha commentato così: “”Zia Ita”. Cacciano 2018. La signora Italia (Zia Ita) è una signora di quasi 90 anni. Si sveglia ancora alle 5,30 della mattina, va a fare la legna, e fa i lavori intorno casa. In 3 anni che vado a Cacciano, l’ho vista sempre vestita uguale, piccola e silenziosa.
Dipingerla su di un muro alto 7 metri, è stato un omaggio a tutti quei vecchietti che vivono nei paesini, e che spesso non conoscono quanto vada veloce il Mondo al di fuori della loro casa. In ringraziamento a tutti gli abitanti di Cacciano per la gentilezza e l’ospitalità”
Mi è sembrato un lavoro bello e anche una riflessione molto giusta e gli ho scritto complimentandomi. Lui mi ha ricordato che in fondo il primo “muro” lo aveva dipinto alla scuola elementare, glielo avevamo proposto noi due maestre della sua classe a tempo pieno.
Non lo ricordavo, ma per fortuna avevamo l’abitudine della documentazione fotografica anche se allora (nel 1996 addirittura!) le foto erano ancora una cosa macchinosa e anche costosa. Così ho ricostruito tutta la vicenda: con la collega Manuela tenevamo un gruppo di attività alternativa alla lezione di religione con un lavoro che avevamo improntato all’educazione civica, come rispetto dell’ambiente in cui viviamo.
Secondo i principi della pedagogia “attiva” cercavamo delle “attività” nelle quali rendere concreti i principi del rispetto e della responsabilità personale nei confronti dei luoghi comuni dove viviamo.
Fra i due edifici del nostro complesso scolastico c’era un muro di contenimento sporchissimo e grigio, proprio brutto e lo abbiamo fatto diventare il nostro obiettivo: ogni bambino ha progettato sulla carta un animale fantastico che avrebbe poi dipinto sul muro e poi abbiamo organizzato il lavoro. Prima di tutto abbiamo ricoperto di bianco tutta la superficie poi abbiamo pensato che ci voleva una specie di paesaggio anonimo su cui ognuno avrebbe poi dipinto il suo animale.
Abbiamo avuto la collaborazione anche dell’Amministrazione Comunale che ci fornì le vernici e anche della mamma e la nonna di Guido che hanno creato e cucito, utilizzando i sacchi della farina, delle specie di grembiuli a poncho, comodi e utilissimi.
Alla fine il lavoro ha soddisfatto molto tutti i partecipanti che come si vede sono felici di essere ritratti lì davanti.
Non credo abbia influito molto quella esperienza sulle scelte e sulla capacità artistica di Federico: mi pare molto bello tuttavia che lui se ne sia ricordato a così tanti anni di distanza e soprattutto che, dopo aver raggiunto una buona fama e ottimi riconoscimenti nel suo campo, non abbia relegato quella piccola ingenua esperienza fra le cose senza importanza cui si voltano le spalle una volta adulti.