Visitavamo il paese di Staffolo, interessantissimo esempio di borgo rimasto intatto (come si può vedere anche dalle foto) per far vivere in qualche modo la vita dei secoli lontani ai nostri alunni di scuola elementare e in Comune una signora gentilissima ci aveva mostrato il libro degli Statuti Comunali che molto probabilmente erano quelli del 1544…
“il Comune di Staffolo nel 1544 si diede nuovi statuti comunali che aggiornavano i precedenti risalenti al ‘300.”
Con la mia collega, stimolate dai ragazzi: “Chissà cosa c’è scritto dentro…” andavamo nel giorno libero a Staffolo dove, grazie all’estrema generosità della responsabile, copiavamo gli articoli che ci sembravano più interessanti per i nostri alunni e poi a casa munite vocabolari latini cercavamo di tradurre meglio che potevamo da quel latino un po’ maccheronico in cui erano scritti.
Di cose interessanti ce ne erano tantissime ma una mi aveva colpito particolarmente. Un articolo stabiliva l’ora della chiusura e della apertura delle porte che era severa e tassativa e aveva solo tre eccezioni: il medico degli uomini e degli animali, il sacerdote che portasse l’Olio Santo e “il friscolario”…
E questo chi era? In nessuno dei nostri dizionari compariva questa parola… Raccontavo a tavola ai miei questa difficoltà che non riuscivamo a superare quando Santina, la tata di casa che viveva con noi da anni, mi ha detto sorridendo:
“Ma come, lei che sa tante cose non sa cosa è il friscolo?”
Santina, Nina per le figlie, veniva proprio dalle campagne di Staffolo ed era, purtroppo, rimasta analfabeta per l’estrema povertà della sua famiglia che aveva avuto bisogno anche del suo aiuto di bambina.Tutto quello che aveva a che fare con la lettura e la scrittura godeva della sua totale ammirazione come una magia e il fatto che io che di mestiere facevo la maestra non sapessi una cosa che lei, analfabeta, sapeva la meravigliava moltissimo. “Il friscolo è il torchio!”
Wow! La soluzione era magnifica e anche estremamente interessante! Indicava che per la comunità staffolana l’economia legata soprattutto al vino come ora già era fondamentale per Staffolo da secoli tanto da godere della possibilità di modellare la legge alle proprie esigenze.
Ma è stata anche una esperienza molto bella per i bambini e noi che abbiamo avuto la dimostrazione che la cultura ha tante forme e certo non tutte collegate coi libri e poi fu bello anche per Nina che sentì, forse per la prima volta, la sua “cultura contadina” apprezzata e anzi rivelatasi indispensabile…