cercando Francesco fra i vigneti del verdicchio

Versione 2Ultimamente abbiamo inaugurato un nuovo motivo per andare in giro: cercare le impronte che S.Francesco ha lasciato dalle nostre parti… e ne ha lasciate!  Così un giorno ci siamo messi a cercare la chiesa di S.Francesco alle Favete, che dicono esserci nelle campagne fra Apiro e Cupramontana. È buffo andare a cercare una chiesa e fa fare incontri curiosi.

Appena vediamo qualcuno (la gente qui è rada) proviamo a chiedere. Qualcuno dice di non averla mai sentita nominare e gira le spalle scontroso e scopriremo poi che è sordo e gli estranei lo imbarazzano. Ce lo dice la signora che incontriamo subito dopo, che cammina davanti a casa, lentamente appoggiandosi a un bastone. “Secondo lei quanti anni ho? Sono tanti eh!” “Nemmeno io sono una ragazzetta” ribatto e lei contenta di stupirmi “Sono 96!”  Ha ragione, mi ha stupito. Lei della chiesa di Favete ne sa e ci dà le indicazioni giuste.

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Prendiamo la strada indicata, ma della chiesa non c’è traccia. Cerchiamo ancora qualcuno e troviamo un signore che sta chiudendo la porta della casa, intravvedo una cucina di altri tempi, un grande camino, odore di fuoco di legna.

Lui sa tutto: ci mostra quello che cercavamo, “la chiesa di S.Francesco” che è lì, a poche decine di metri ma non riuscivamo a vederla perché… è un rudere che di chiesa ha davvero poco. Siamo arrivati tardi, l’ultimo terremoto ha ridotto la costruzione alla sola parte absidale, senza campanile o cuspide che possa indicarla. E comunque il tutto è chiuso in un recinto perché è privata e in questo momento il proprietario non c’è.

il rudere

“Ma S.Francesco che ha fatto qui? Perché una chiesa e una contrada con il suo nome?”

“Perché qui c’è stato! S’è fermato, ha riposato, ha pregato nel grottone lungo la ripa del fosso e poi ha costruito un convento. E ha fatto miracoli come cambiare l’acqua della fonte in vino. E poi ce veniva quelli che era ammalati, zoppi, storpi, con dolori delle ossa. Beveva l’acqua, se spalmava il fango… Io non so se era miracoli ma il fatto è che arrivava zoppi, con le stampelle e i bastoni e se ne annava camminando e lasciava qui stampelle e bastoni: qualcosa c’era!!!”

Immancabile in questi racconti francescani dalle nostre parti  il miracolo dell’acqua mutata in vino… siamo nella zona del famoso e popolarissimo Verdicchio dei Castelli di Jesi come dicono anche i vigneti immensi e bellissimi  e dunque non ci stupisce..

Poi racconta, ci mostra la bellissima casa nuova, vuota, accanto a quella da cui è uscito. “La volete una casa bella che costa pochissimo? Andate, andate a vederla che bellezza…” Andiamo per non dispiacergli. È davvero bella, gradini di bella pietra, terrazzo enorme verso il tramonto e balcone che gira tutto attorno: da ogni punto un paesaggio magnifico, trapunto di vigneti, affascinante anche  in questo momento nella sua veste invernale.

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“Come mai non è stata abitata?” chiedo e azzardo “Costruita per il figlio che invece se n’è andato?” Scuote la testa… “Chi se n’è annato, chi non ce sta co la testa… destino!”      Un peccato davvero, così bella in un posto così bello, uno spreco…

“La salute, la salute è l’unica ricchezza no i soldi. Io vengo qui a fa il custode, non per guadagno ma per tenermi attivo. Sto potando laggiù al fosso, vedete? Me piace fa il lavoro bene, pulito, ordinato… Adesso non se trova più chi le fa così le cose”

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Finiamo per parlare di un po’ di tutto: politica, passato, problemi del lavoro e dell’economia… Chiede che ne penso del Movimento che secondo lui dava speranze. Gli rispondo: “Lei farebbe potare quegli alberi laggiù a qualcuno che non lo ha mai fatto e anche non ha mai visto uno che lo facesse?” “Certo che no!” e sembra persuaso.  (Mi devo ricordare di utilizzare questo argomento che sembra convincente!)

Ci dà indicazioni di come fare per trovare il proprietario della chiesa e andare a vederla più da vicino la famosa chiesa per la quale siamo qui; ci salutiamo cordialmente e parte.

camminando

Noi restiamo un po’ a guardarci attorno in questa campagna poco abitata, ma che non dà davvero l’impressione dell’abbandono, anzi: magnifici vigneti perfettamente tenuti, case dall’aspetto solido e ben restaurate anche se molte con le finestre serrate. Il nostro camminare  fra i campi suscita allarme fra i cani dei dintorni che si mettono ad abbaiare uno dopo l’altro poi pian piano si quietano.

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Favete, c’è passato Francesco lasciando le sue tracce ancora leggibili: adesso sappiamo dove è