
il prato dietro la nostra scuola, dove appena possibile si faceva educazione fisica giocando fino a stancarsi in primavera sul prato coperto di pratoline! E il nostro amato gelso, palestra di arrampicate avventurose (!!?)
Con quali modalità si tornerà a scuola ancora non si sa, ma fra le varie proposte ne spicca una che è condivisa pare da tutti: fare scuola all’esterno, fuori dagli spazi ristretti e potenzialmente poco salubri delle aule.Una proposta saggia che comunque mi fa sorridere: quando, fino a 20 anni fa, insegnavo alle elementari stare all’aperto, andare a vedere da vicino qualcosa su cui stavamo ragionando era una costante. Direi quasi che cercavamo le occasioni perché la vita scolastica assomigliasse di più alla vita “normale”, dove a nessuno viene in mente di tenere un ragazzino immobile per ore.
Così i giri per il quartiere, le uscite nel nostro parco e nella campagna confinante con la scuola erano quasi quotidiane.
E se poi succedeva qualcosa di speciale, per esempio veniva fuori un interrogativo che richiedeva una ricerca sul campo (vedi “dove va a finire la cacca”) in pochi minuti eccoci fuori a investigare. Bastava lasciare scritto alla lavagna: siamo fuori a cercare…
Da queste uscite si tornava allegri, consapevoli e anche se non si era diventati più colti di sicuro si era stati bene assieme il che mi pare molto importante. Stare assieme bene è molto educativo, insegna a vivere!
Ma poteva anche essere un evento particolare, una emozione da godere che ci trascinava fuori a forza; ho il ricordo indelebile del giorno in cui, quando ci accorgemmo di una improvvisa nevicata, in fretta ci precipitammo a vestirci e via, fuori, a goderci quei fiocchi di neve di cui sono molto parchi i nostri inverni…. Una volta fuori una bambina mi fece notare che le finestre delle altre classi avevano le tende tirate… “Perché ?”
Credo di aver riposto con imbarazzo che forse avevano cose importanti da fare che non potevano distrarsi.
Quegli insegnanti non ci sono più, mi auguro che quelli di oggi riescano a trovare la didattica adatta alla scuola all’aperto e non trascinino magari fuori anche la mentalità del banco e delle tende tirate.

una delle classi posa, fiera, davanti al murales che hanno pensato e realizzato per coprire un brutto muro del giardino della scuola
Alla mia collega Manuela e a me quel modo di fare procurò una quantità di critiche di scuola poco seria, di stare “sempre a giocà” come recentemente uno degli scolari di allora ci ha raccontato gli dicevano i suoi. Lui però confermava che quella vita scolastica era stata bella, utile, e di ricordarla con piacere. Un ottimo risultato secondo noi.