Una storia vera che il caso e alcune persone, nella parte degli aiutanti magici, hanno trasformato in una specie di favola.
R. era una ragazza di poco più di venti anni quando, mentre era sola, cadde rovinosamente dalle scale ripide e tortuose che andavano in garage.
Quando la trovarono fu portata al vicino pronto soccorso dove un medico appena la vide capì che era un caso difficile e raccomandò la madre di R di portarla immediatamente a Bologna, al Rizzoli, l’unico posto dove avrebbero saputo bene cosa fare.
La mamma di R accolse il suggerimento e partirono assieme a sirena spiegata verso Bologna, un paio di centinaia di chilometri più a nord.
Al Rizzoli erano attese e all’arrivo un gruppo di infermieri e portantini si fecero attorno e la trasferirono R all’interno.
Fra questi infermieri uno, Aldo, lo ritroveremo in seguito, con un ruolo importante nella storia.
Dai primi esami emerse un quantità incredibile di fratture agli arti e, pericolosissima, una alla colonna vertebrale.
La mamma di R era lì, al suo fianco, sconvolta dal dolore e dalla preoccupazione, cercando di capire cosa si poteva e doveva fare; un paio di giorni dopo il ricovero fu informata che R sarebbe stata spostata nel reparto del Prof X.
La cosa non le piaceva, voleva sapere il motivo, stava per opporsi quando una infermiera anziana, che aveva l’aria di averne viste tante, la prese per un braccio e all’orecchio le disse:
“Non si lamenti, signora, che è la sua fortuna!”.
La mamma di R accolse il suggerimento, non fece nessuna opposizione e R fu spostata di reparto.
Era accaduto che il primario del reparto dove R era stata ricoverata all’inizio, pur fra la quantità delle fratture agli arti e ai piedi aveva deciso che la priorità era la situazione delle vertebre che facevano temere anche la possibilità tremenda di un grave rischio di paralisi. Così aveva chiesto il parere del neurochirurgo X specialista per la colonna vertebrale e questi aveva chiesto di potersene occupare.
Come diceva l’infermiera anziana esperta era una fortuna che R passasse nelle mani abili di X.
R fu operata… l’operazione riuscì, poi anche le diverse fratture vennero ricomposte e saldate, la riabilitazione fu lunga mesi, vissuta nella clinica specializzata del Rizzoli a Montecatone…
La mamma di R non tornò a casa mai, per mesi, rimase sempre accanto a R, facendo amicizia con altri degenti e i loro familiari, cercando di rendersi utile aiutando quanti e come poteva ed era molto.
Aveva promesso a se stessa, a R (e credo anche a Dio) che sarebbe tornata a casa solo con R in piedi!
E infatti R tornò a casa, camminando con grande circospezione con le stampelle, ma camminando!
Quando dopo mesi la mamma di R incontrò il prof X gli prese le mani e gliele baciò, dichiarando che “quelle mani sante” erano da venerare.
Lui naturalmente si schernì.
La mamma andò anche a ringraziare quel medico che anziché ricoverare R aveva spinto la mamma a partire subito per Bologna: gli interventi dei consiglieri magici vanno rispettati.
R ha continuato a camminare, senza più stampelle, con i suoi piedi deformati dalle saldature delle ossa che avevano trovato una soluzione poco canonica.
Non erano belli, anzi… e per di più non si riuscivano a trovare scarpe con un aspetto appena un po’ femminili che riuscissero a contenerli quei piedi.
R e la sua mamma partirono così verso una grande città del nord dove lavorava una équipe famosa per la chirurgia del piede.
I piedi di R furono fotografati, scannerizzati, indagati con tutte le tecniche. Fu chiesto a R di camminare davanti agli esperti che filmavano ogni particolare. Dopo qualche giorno di attesa il responso fu sorprendente.
I vari specialisti che avevano studiato quei piedi non riuscivano a capire come facesse R a camminare con molta sicurezza e senza provare dolore; non solo non si sarebbero mai azzardati a toccare quel misterioso equilibrio che si era venuto a creare, ma chiesero di poter avere qualche giorno ancora di tempo per continuare a studiare il caso e potersene servire a scopo didattico.
E l’infermiere Aldo? Aveva aiutato a portare dentro il pronto soccorso la barella di R…
Cosa aveva visto?
Solo il viso: R era una ragazza giovane, non bellissima, ma con un viso dolce e i capelli lunghi. Era senza conoscenza, per di più sconvolta dai traumi subiti e dal viaggio.
Che cosa ha visto Aldo?
Ha visto, raccontava, l’amore della sua vita.
Aldo era un ragazzo trentenne, emigrato a Bologna per specializzarsi nella sua professione di infermiere presso un Ospedale famoso come il Rizzoli. Un ragazzo piacevole di aspetto, l’aria dolce e timida, nativo di un paesino marchigiano poco distante da quello di R.
Passava spesso a trovare R e la sua mamma finché restarono al Rizzoli, poi una volta trasferite a Montecatone nel suo giorno libero andava a trovare R portando fiori, piccoli doni, dolci…
Per R diventò una presenza desiderata e attesa…
Sono sposati da circa trent’ anni.
Conosco davvero i protagonisti di questa storia vera ma ogni tanto quando la penso mi pare potrebbe anche essere una favola della quale ci sono tutti gli ingredienti.
le foto sono prese dal web, che ringrazio