Il baule dall’America

il baule.jpgHa un aspetto un po’ strano, fra il forziere dei pirati e il baule della compagnia teatrale di periferia.
E’ il baule con il quale il mio nonno anarchico tornò dall’America nel 1924.
E’ rinforzato con pezzi di latta colorata e non mancano anche delle piccole decorazioni che fanno tenerezza. Assieme al baule sono arrivati  fino a me i documenti, il biglietto, il passaporto. Storie che ancora hanno un segno che le testimonia e che pubblicherò

L’importanza del nome 2

Dare il nome a un bambino nuovo é un gesto importante e decisivo.
Sarebbe bene che ci pensassero quelli che battezzano le Debore con acca o senza, i Gionata (!) e via andare, dietro alle mode televisive.
Anche nella Romagna della mia infanzia i genitori spesso mettevano nomi estranei  alla cultura locale, ma almeno non si ispiravano a mode effimere e a idoli inconsistenti.
Chi aveva l’animo ribelle e la fede  in un Ideale con la maiuscola  quando si trattava  di dare il nome ad  un figlio coglieva l’occasione per affermare il proprio credo.
Così  oltre a Costa da Andrea Costa ho conosciuto anche IDA e DEA.

Nomi normali?
Mica tanto: il padre, vecchio anarchico e sindacalista era stato cacciato dalle miniere della Francia  dove era emigrato e aveva dovuto tornare nell’Italia di Mussolini dove era sorvegliato speciale.
Alla nascita della figlia, nonostante fosse saldamente ateo, fece un patto con l’arciprete: avrebbe lasciato che la piccola fosse battezzata con un nome innocuo come Ida o Dea in attesa della caduta del fascismo dopodiché il prete avrebbe tirato fuori i documenti che testimoniavano  che la piccola era stata battezzata col nome di IDEA….
E, come dicono nelle storie, così fu.

Era una famiglia speciale davvero: la sorella di IDEA si chiamava RIVOLTA (non so con quale sotterfugio di nuovo con il prete chiaramente connivente e un po’ ribelle anche lui).
Idea e Rivolta poi avevano un fratello che di nome si chiamava Ferri. Era il cognome di un compagno di miniera, ucciso dalla polizia francese durante uno sciopero.
Nomi per ricordare, affermare, rivendicare,  per dare a quel nome e a quello che rappresenta una speranza ed un futuro e a quel bambino l’augurio di esserne all’altezza.

L’importanza del nome 1

Mio padre aveva uno strano nome, che non ho mai più sentito: si chiamava Costa.
Quando da piccola dovevo dire il suo nome (e capitava spesso perché allora nei documenti esisteva il “figlio di”) tutte le volte mi chiedevano spiegazioni:
“Come? Gosto ? Augusto?..”
Quando ho potuto ho chiesto spiegazioni a mio padre che mi spiegò che tutto aveva origine dal nonno Sante.

“Sai il nonno Sante  era un emigrato negli Stati Uniti e un anarchico, come spesso lo erano gli emigrati italiani in America in quegli anni, che erano anche gli anni di Sacco e Vanzetti.
Aveva un amico carissimo, anarchico anche lui.
Avevano promesso che per onorare la memoria di due dei loro simboli ideologici, avrebbero dato ai loro figli i nomi di Andrea Costa e di Giordano Bruno.
Siccome facevano le sbornie assieme avevano anche i figli assieme (il senso di questa frase mi restò oscuro per molti anni, solo dopo ho capito che sotto i fumi dell’alcool  non riuscivano ad usare quella prudenza che consigliava loro, visto la vita difficile, di non avere figli; eravamo decisamente nell’epoca prima della pillola).
Ma il figlio dell’amico nacque prima e si prese il nome di Andrea e a me  (diceva mio padre) rimase Costa.
Dopo nacquero altri due figli, per primo sempre quello dell’amico che si chiamò Giordano e a mio fratello toccò Bruno”