una volta ero un topo di biblioteca

Schermata 02-2457061 alle 09.13.56Alla fine degli anni ’50 passavo intere giornate in Biblioteca a consultare volumi e volumi per prepararmi al concorso magistrale… A quel tempo questo voleva dire :

1- ricerca nello schedario per trovare libri che trattavano l’argomento richiesto,
2- compilare una scheda con i dati e la collocazione trovati nell’operazione n°1,  consegnarlo al bibliotecario (che partiva per corridoi, scale, stanze misteriose a prendere il volume richiesto)
3 -cercare nel volume i brani interessanti e…
4 – copiare a mano il testo….
5- ripetere l’operazione fino a che non fosse completata l’informazione sull’argomento….

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Insomma una lunga paziente fatica
Poi ad alleviare la fatica arrivò, ma molto molto dopo, la fotocopiatrice.
Ma bisognava comunque sapere come e dove cercare oltre a cosa, saper maneggiare le Bibliografie….. insomma era sempre una gran fatica.

Perché ho ricoSchermata 02-2457061 alle 09.18.33rdato questo passato? Perché intanto sono nati internet e Wikipedia e Google…. perchè le loro possibilità mi meravigliano ogni giorno e perché da loro  ho appena ricevuto un dono prezioso.

Da sempre conservo nella mente e ogni tanto mi recito alcuni versi di una poesia russa, di quelle che copiavo a mano dalle enciclopedie delle letterature contemporanee di cui era dotata la biblioteca comunale e che io leggevo per riposarmi fra un pedagogista e un altro.
Non ricordavo esattamente l’autore, ero quasi sicura che fosse Anna Achmatova.
Non c’era possibilità di ritrovare gli appunti, nelle antologie della poetessa non se ne trovava traccia…
Per sfizio ho messo su Google il verso che ricordavo…
E per miracolo ecco la mia poesia, intera, ancora bellissima  e … non di Achmatova ma di Constantin Simonov. Un miracolo che non sarei stata in grado di fare nemmeno con una lunga paziente fatica come quelle che facevo allora   E dunque ecco qua il tesoro ritrovato:

hopper-edward-2j1pgAspettami ed io tornerò,
 / ma aspettami con tutte le tue forze.
 /Aspettami quando le gialle piogge 
ti ispirano tristezza, / 
aspettami quando infuria la tormenta,
 / aspettami quando c’è caldo, / 
quando più non si aspettano gli altri, /
dimenticando tutto ciò che accadde ieri. / 
Aspettami quando da luoghi lontani
 / non giungeranno mie lettere,
 / aspettami quando ne avranno abbastanza
 / tutti quelli che aspettano con te.
Aspettami ed io tornerò,  
non augurare del bene  
a tutti coloro che sanno a memoria
  / che è tempo di dimenticare. / 
Credano pure mio figlio e mia madre
 / che io non sono più,
 / gli amici si stanchino di aspettare
 / e, stretti intorno al fuoco,
 / bevano vino amaro
 / in memoria dell’anima mia… / 
Aspettami. E non t’affrettare /
a bere insieme con loro.

Aspettami ed io tornerò / 
ad onta di tutte le morti. / 
E colui che ormai non mi aspettava,
 / dica che ho avuto fortuna / .
Chi non aspettò non può capire / 
come tu mi abbia salvato / 
in mezzo al fuoco
 / con la tua attesa.
 / Solo noi due conosceremo / 
come io sia sopravvissuto:
 / tu hai saputo aspettare semplicemente / 
come nessun altro.
Konstantin Michajlovič Simonov
(Traduzione di Angelo Maria Ripellino)

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