Abitavamo nel centro storico della nostra piccola città di provincia, in una vecchia casa con qualche secolo addosso che affacciava su un minuscolo giardinetto recintato da un muro…. l’appartamento al piano terra che dava sul giardino, che nessuno voleva come abitazione, era stato affittato ad uno studente del Conservatorio.
Studiava pianoforte e veniva lì ad esercitarsi perchè a casa sua non ne potevano più.
Stava studiando Chopin, la Polacca op.53.
Certo un pezzo non facilissimo… Ogni giorno lo ascoltavo arrampicarsi su per quella meravigliosa serie di note che salgono, salgono e sempre più veloci arrivano in cima e… poi si sciolgono in una melodia più distesa….
Solo che lui, il pianista, saliva, inciampava, ricominciava, saliva, saliva, inciampava, ricominciava… Era estate, le finestre aperte… el vicolo stretto fra le mura delle case la musica si amplificava e arrivava alla mia finestra limpidissima….
Non so più quante volte, esasperata, ho chiuso le finestre e poi messo il mio disco sul piatto ho lasciato fluire la musica che saliva, saliva e poi finalmente si scioglieva e trovava il suo compimento. Altrimenti sarei diventata isterica.