1977, Giulia era al suo primo Natale alla scuola materna. Era una bimba proprio carina, riccioloni, guanciotte, insomma un cherubino.
Le maestre decisero che sarebbe stata proprio un Gesù Bambino perfetto e così, agghindata con camiciola di raso bianco con bordure argentate (ma, ahimè, con gli scarponcini blu visto che faceva molto freddo) nel teatrino del seminario, davanti a genitori-nonni-zii-fratelli ammirati e plaudenti, Giulia impersona Gesù Bambino nella recita di Natale.
Dietro a me, mamma di Giulia orgogliosa e commossa, un nonno sconosciuto esclama:
“Hai visto? Quest’anno, dajje e dajje, c’hanno avuto ‘na femmina”.