il deputato senza Licenza

Schermata 2019-09-05 alle 11.53.05Mi sono ricordata per caso di aver conosciuto da vicino un deputato del primo Parlamento Repubblicano. Si chiamava Pietro Reali e aveva una storia speciale, ma forse allora non era l’unico. Intanto era emigrato in Francia bambino con la sua famiglia e poi era dovuto rientrare quando suo padre, un anarchico molto attivo e spesso rissoso, fu espulso dalla Francia. Della sua famiglia Pietro era l’unico ad avere un nome  “normale” dato che era fratello di Idea,  di Rivolta e di Ferri di cui ho raccontato già.

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Questa é  la  foto che compare nella scheda nell’Archivio del Parlamento dove, alla voce  professione, si dice OPERAIO. Cosa che oggi raramente potrebbe succedere.  Ma quello che voglio ricordare è qualcosa che mi ha raccontato sua sorella Idea: quando fu eletto deputato, al momento di presentare i documenti si scoprì che non aveva il diploma di quinta elementare. Forse il documento era andato perso, forse era stato ottenuto in Francia e non valeva, forse… non aveva mai fatto le scuole regolari.

Fatto sta che scoprirono che secondo il Regolamento della Camera non si poteva essere eletti senza la Licenza elementare e così prima di essere ammesso in Parlamento dovette in fretta e furia passare un esame da privatista e ottenere il documento famoso.

Non che fosse un analfabeta, anzi. Ai suoi tempi essere colti e informati era un dovere per chi faceva politica, specie a sinistra, ma molto spesso erano autodidatti specialmente quelli che come Pietro Reali, venivano da famiglie poverissime.

Io l’ho conosciuto quando aveva appena terminato la sua seconda legislatura e la sua casa era foderata di libri; insistette per regalarmene alcuni raccomandandomi di leggere e di studiare perchè, disse, serve alla gente.

Oggi consultando l’archivio storico della Camera dei Deputati é possibile anche leggere quale è stata la sua azione, a quali Leggi ha dato il suo contributo… e pensare che non aveva la Licenza!

 

25 aprile, per sempre

politica,fascismo,resistenza,partigiani cattolici,partigiani rossi,fonte avellana,montetiffiI discorsi e le immagini delle celebrazioni  di questi giorni e, purtroppo, delle contestazioni mi hanno fatto venire in mente fra i tanti ricordi personali due miei familiari che, pur militando sulle due sponde,sinistra e  destra  che poi sarebbero state avverse, avevano combattuto dalla stessa parte contro lo stesso nemico, la barbarie nazi-fascista.

Uno, marchigiano,  cattolico fervente e praticante, così esemplare che gli amici hanno provato a istruire la causa di beatificazione,  aveva rifiutato di giurare fedeltà al fascismo: proprio per questo, pur essendo uno dei pochi laureati in matematica e fisica della città non insegnava nel locale liceo e così campò a fatica la numerosa famiglia con le lezioni private.

Mi raccontò, mentre visitavamo lo splendido monastero di Fonte Avellana, che, nel periodo peggiore, quando ormai il fascismo era diventato del tutto succube delle folli e disumane teorie hitleriane lui e i suoi amici, che erano attivi aderenti delle associazioni cattoliche, organizzavano dei ritiri spirituali anche in questo monastero così assieme alla preghiera per il futuro dell’Italia e degli italiani, potevano incontrarsi e discutere, progettare e organizzare la resistenza al fascismo.

L’altra persona è una romagnola di nome Idea (sorella di Rivolta di cui ho parlato in questo blog  qui), figlia di anarchico e sorella di anarchici  (una delle prime donne ad avere un ruolo di comando nelle squadre della trebbiatura) che mi ha raccontato di come passò una giornata intera davanti al muro della propria casa, in un remoto villaggio della montagna  romagnola, Montetiffi, con i soldati tedeschi che per più volte ordinarono la fucilazione sua e dei suoi vicini di casa; tutti gli uomini del paese erano scappati in montagna e guardavano la scena dal bosco diffronte e i tedeschi, informati dai fascisti locali cercavano con questo stratagemma di farli uscire allo scoperto.

politica,fascismo,resistenza,partigiani cattolici,partigiani rossi,fonte avellana,montetiffiNon ci riuscirono, i tedeschi furono battuti, ma quando ho chiesto a Idea che cosa pensava intanto che stava lì, faccia al muro, ad aspettare l’ordine di fuoco, non mi ha risposto e io la domanda non gliela ho fatta più.

Un cattolico e una vetero comunista, due eroi del quotidiano, diversi, ma dalla stessa parte, quella della dignità  e della libertà dell’uomo