Bologna-Torino 3 a 0

Anni ’80 a Torino per motivi sindacali.
Bar al Lingotto praticamente di fronte alla fabbrica, avventori e barista stanno parlando in italiano quando entro.
Appena parlo io che vengo da sud del Po si mettono a parlare in torinese.
Rispetto ai dialetti sono  poliglotta e capisco lo stesso.
Racconto l’episodio come un esempio della freddezza dei torinesi e della loro chiusura anti-meridionali ai miei colleghi, torinesi,  del sindacato…
“…. non é razzismo,…. é normale,….. perché tu sei abituata alla provincia…”
“A Bologna che non é un paesino di provincia, non succede!” dichiaro, anzi “Se a Bologna entri in qualunque  locale pubblico il gestore parla con te, ti dice qualcosa al di fuori del rapporto commerciale”
Sono increduli:  finiamo per riprometterci di verificare alla prossima occasione.
Quando succede entriamo in successione in tre negozi e in ciascuno il gestore fa un commento o dice una battuta diretta a me..
Si arrendono, non vogliono ulteriori prove.
Per affabilità e calore umano Bologna-Torino 3 a 0, almeno allora.

Intelligenza lenta

Me lo avevano presentato come un alunno un po’ “indietro”, adesso forse lo diremmo con un giro di parole del tipo di “diversamente intelligente”. Allora, alla fine degli anni sessanta e nell’Appennino più lontano da tutto, dicevano semplicemente che Luciano  era un po’ “addietrato”, lento a capire insomma.

Capitò un giorno che arrivò il pulmino per fare le radiografie. La tubercolosi era ancora una piaga e la prevenzione si faceva, per fortuna, a tappeto e infatti ha avuto successo.

Dunque usciamo da scuola e andiamo poco lontano, lungo la strada,dove c’è l’unico spazio dove si può fermare il pulmino.

Intanto che aspettiamo fuori in fila ordinata l’autista ha notato un grosso ceppo  di funghi lungo il fosso e con aria furtiva chiede a Luciano “Sono buoni da mangiare?” e Luciano, scuotendo il capo all’insù in segno di diniego: “fa murì”.

Finiamo le radiografie, il pulmino si rimette in moto, noi ci mettiamo in fila per tornare a scuola “Maè,  aspetta!” Luciano mi chiama e, tolto dalla tasca un coltellino, taglia il ceppo di funghi e dopo averlo pulito sommariamente, lo mette nel tascapane.

“Ma Luciano cosa ci fai? Hai detto a quel signore che fanno morire!”

” E sì,  che li fo magnà a lù!”

Non ho potuto nè saputo replicare,  che diamine: era un alunno un po’ “addietrato”!