Tornare a S.Cassiano e… a molti anni fa

S.Cassiano totale

il cerchio 2019

Festa dei genitori al campo estivo, il primo per il piccolo Giovanni, il primo da nonni per noi. Il caso ha voluto che si tenga a S.Cassiano in Valbagnola, dove nel 1971 o giù di lì avevamo tenuto uno dei primi campi con le coccinelle dell’AGI (Associazione Guide Italiane), prima dell’unificazione nell’Agesci. Fin dall’arrivo sono travolta dai ricordi perché ci sono cambiamenti, si, ma la strada è quella, quello il sentiero, quelli gli alberi che lo fiancheggiano, quella l’Abbazia antica e severa e quello il paesaggio.

la casa tot

E anche se un po’ più curata quella è la casa.

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Una casa allora abbandonata, usata solo molto saltuariamente da qualche gruppo. Quando andammo a vederla c’è il grano ammassato nella stanza a piano terra, “lo toglieremo prima che arriviate”, ma certo che qualche topolino…

Al piano di sopra la camerata con le finestre senza vetri, che Giorgio e io chiuderemo poi con la plastica lavorando una giornata intera (durante una notte di temporale una delle finestre, sotto la spinta del vento cadrà sulla mia brandina che io avevo messo lì sotto mancando altro spazio; la tiro su e incastro di nuovo il telaio nel muro, ci spingo contro un mobiletto e buona notte!).

Mi avevano colpito i bagni dove, da mesi, forse anni, scorreva un po’ d’acqua dagli scarichi vetusti: non c’era neppure un segno di deposito di sali. Certo! Quella che scorreva lì era acqua minerale S.Cassiano, che imbottigliavano nell’impianto fuori del cancello, ma che qui scorreva in ogni tubo. Pare che attualmente la vendano fino in Cina.

Davanti alla casa un’aia e di fianco un prato delimitato da un filare di cipressi frangivento che proteggevano… una piscina! Piscina di acqua minerale, ovviamente!

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nell’acqua della piscina

Abbiamo dovuto assicurare i genitori uno per uno che no, non era uno scherzo la richiesta di un costume da bagno fra gli indumenti richiesti per il campo!

E una volta ripulita dalle foglie cadute l’abbiamo riempita con acqua livello pancia e lasciata al sole. Abbiamo fatto in tempo a usarla almeno un paio di volte.

Nei cartelloni disegnati dalle bambine a sintesi del campo, che iniziavano con “Gioia è…” ricordo un  “Gioia è giocare nell’acqua di prima mattina”.

La piscina non c’è più, al suo posto il prato.

qui c'era la piscina

Occhieggio dal portone aperto: la sala da pranzo è quella, più luminosa perché le pareti sono imbiancate, ma la stanza è quella e giurerei che quelle sono anche le tavole e le panche.

pranzo

Anche la stanza accanto dove si facevano attività è rimasta uguale, ma faccio una foto sfocata (sento delle voci e mi imbarazza trovarmi qui…)

sfuicata

Davanti alla casa c’è un albero che mi ricorda quello nella foto con Maddalena e Mimmi, le mie bravissime aiuto. Siamo in uniforme e io, la responsabile, ho la cravatta perché nell’uniforme AGI così era! Assurdità d’epoca!

le tre

con Mimmi e Maddalena

l'albero della casa

E sempre uguale sembra il sentiero fiancheggiato dai cipressi  attraverso il quale si arrivava dalla casa all’Abbazia di S.Cassiano in Valbagnola, che è qui da più di un millennio, quando di qui, che sembra così lontano da tutto attualmente, passava un itinerario importante, quello che gli storici chiamano “ab Helvillum” (se ne parla altrove). 

il viale dei cipressi

Sono rimasti quasi uguali a se stessi da allora il sentiero e l’abbazia, ovviamente, ma attorno sono state costruite e sistemate una quantità di cose.  L’edificio un po’ cadente che allora fiancheggiava  l’abbazia si è moltiplicato più volte e adesso è un complesso labirintico che ospita famiglie in vacanza, gruppi parrocchiali e scout… il tutto restaurato e molto bene attrezzato. 

DSCN8092dall'ingresso* 2DSCN1375*

La chiesa è aperta, entro un po’ commossa. È un romanico severo e anche molto particolare, molto suggestivo. Ricordo una messa celebrata lì con Don Attilio, il nostro Assistente Ecclesiastico. C’è una cripta speciale, asimmetrica a cui si accede con una scaletta, ma non posso entrare. C’è un gruppo scout di rover e scolte che fa delle riflessioni personali. Dovrò tornare ancora, sarà un piacere.

E le persone, le bambine di allora, non ce ne è forse nessuna qui oggi, ma erano tante come si vede nella foto dove ci sono anche fratellini, sorelle e amiche. Il gruppo Agi era appena risorto dopo anni e anni e la situazione era in fondo un po’ precaria. Lo ha sottolineato mio nipote Giovanni che guardando la foto ha detto: “Ma non avevano l’uniforme?” A me non era mai venuto in mente: in fondo avevano in molte la gonna a pieghe blu (comodissima durante le attività potete immaginare), una camicetta e un golf blu e qualcuna lo zucchetto rosso a punti neri… quasi uniforme, via! Ma  a lui che ha una uniforme perfetta in ogni particolare non pare proprio.

S.Cassiano

Tanti i ricordi delle attività e delle esperienze vissute. Di tutte quelle possibili tre piccole storie

Storia n°1: Mattina dopo colazione le coccinelle sono in camerata a sistemare le loro cose, un grido di paura, su per le scale di corsa. La coccinella più piccola di tutte, R. (ha appena fatto la prima elementare, una faccetta buffa con i capelli legati in due ciuffi assomiglia alla vispa Teresa) e L. una delle più grandi ed esperte, generosissima, che ha l’abitudine di farsi in quattro per tutti quanti, riuscendo a volte anche un po’ invadente. Sono lì una davanti all’altra.   È successo che L. ha trovato uno scorpione morto sotto il proprio cuscino, scorpione che è stato messo lì da R., rea confessa. “Perché ce lo hai messo?” “Perché lei  fa sempre le cose mie, mi vuole aiutare. Sono una coccinella anche io e voglio fare da me!”

Bello! Obiettivo raggiunto in pieno, con L. parleremo con calma e capirà.

Storia n°2: prima mattina al campo, dopo colazione le coccinelle in giro per il prato accanto alla casa. Un urlo lacera l’aria “AHHHHH! Una bestia una bestia” corriamo preoccupate di eventuali presenze di rettili ancora ignari della nostra presenza… è una grossa cavalletta! Mostriamo la bellezza dei colori, delle forme e cerchiamo anche di scherzare sul fatto che caso mai è la cavalletta a doversi preoccupare dato che è lei ad essere a casa sua… otteniamo poco successo.

Qualche giorno dopo, sempre sul prato… la stessa bambina che aveva gridato alla bestia. “Guarda che bellezza questo animale” e si tratta di un notevole scarabeo rinoceronte…

storia n°3: abbiamo organizzato una caccia nel bosco con tre percorsi diversi, uno per ogni sestiglia. Aspettiamo il ritorno di ogni gruppo; ci riportano le prove richieste raccolte lungo il percorso. Arriva il terzo gruppo e io decido di sfidarlo “Brave ben arrivate! Siete le ultime…” La capo sestiglia: “Abbiamo fatto il percorso anche noi? Sì! Abbiamo superato tutte le prove? Sì! E allora abbiamo vinto anche noi!” Non osavo sperare tanto. 

Ps. In quel bosco è rimasto un mio fazzolettino di cotone che avrebbe dovuto essere notato e raccolto, ma che nessuna di loro ha trovato. Ormai il tempo, da tempo, lo avrà dissolto: per fortuna era fibra naturale.

Ma tante sono le cose che si ritrovano tornando. Per questa volta è ora di andare, gli zaini sono pronti

la casa e gli zaini1

 

 

 

cuore di cane: l’ amore e la legge

pastore-tedesco

Arrivando con i bambini al campo di Nocera (di cui abbiamo parlato qui) il primo ad accoglierci fu Pelé, un grosso pastore tedesco vivacissimo che, come ci assicurò il monaco che gestiva la struttura, era di indole buonissima cosa che era vera. Quello che non ci aveva detto era che Pelè aveva una passione sfegatata per i ragazzi.

Appena ne sentiva le voci correva loro incontro e non li lasciava più partecipando come poteva ad ogni loro attività. Devo dire per correttezza che non ostacolava mai niente: c’era, stava lì senza dar fastidio. Già prima di sera Pelè aveva conquistato tutti dai più piccoli ai più grandi.

Il nostro parroco, che era con noi a giocarsi questa scommessa della coeducazione nella quale anche lui credeva, invitava ogni giorno i bambini ad andare in chiesa dopo la colazione per un momento insieme.  Noi capi non eravamo invitati, ma i bambini ne uscivano così tranquilli, con delle facce così serene e distese che cominciai a entrare anche io, nelle ultime file, per ascoltare senza farmi notare e magari carpire il segreto di don A.

scout_lupetti_coccinelle-2

Quella mattina don A. affrontò il discorso dei fidanzamenti, degli innamoramenti. Era successo che, come era da aspettarsi visto che era il primo esperimento di campo in coeducazione, cominciavano a girare frasi come “Tizio e Tizia sono innamorati” e simili e risatine… Era naturale e sapevamo di doverne tener conto, ma come?

Don A. disse ai bambini che era bello vivere assieme la vita scout perché ognuno aveva da scoprire qualità dell’altro che non conosceva, ma stare bene assieme non aveva niente a che fare con l’amore. Purtroppo non ricordo le parole ma i concetti sono rimasti indelebili nonostante gli anni (almeno 40) trascorsi.

“Per voi parlare di amore è un gioco, ci scherzate, ma l’amore è una cosa bella e difficile, che bisogna imparare ed è per questo che bisogna crescere e maturare per poter dire di essere innamorati di qualcuno.  Che amare è difficile e serio ed ha le sue regole ve lo dimostra Pelè. Guardatelo: come fa ogni giorno ci ha accompagnato in chiesa ma non è entrato, sta sdraiato sulla soglia, mezzo dentro e mezzo fuori.” (Pelé a sentirsi nominare aveva alzato la testa e drizzato le orecchie!)

cane-lupo

“Perché lo fa? I monaci gli hanno insegnato che non deve entrare in chiesa e per lui questa è la Legge a cui è immancabilmente fedele. Ma Pelè vi ama al punto che non vi lascia mai e quando voi entrate in Chiesa l’amore e la Legge che sono entrambi fortissimi nel suo cuore entrano in contrasto… In questa battaglia ha scelto di stare così: vicino a voi ma senza tradire la regola. Avete ancora molto da imparare”

Me ne sono andata di soppiatto, commossa e grata che quella esperienza difficile e nuova avesse una guida così straordinaria e profonda come don A. Il segreto della serenità dei bambini era svelato, ma certo non potevo pensare di riprodurlo, solo di tenerlo da conto.

Scoutismo, bottoni e uguaglianza…

Tanto tempo fa ero un capo scout. Erano i tempi in cui di scoutismi ce ne era uno femminile, l’AGI (Associazione Guide Italiane) e uno maschile, l’ASCI (Ass.Scout Cattolici Italiani).              “Il clima culturale del dopoguerra, il nuovo ruolo della donna nella società e nella Chiesa, lo stesso rinnovamento conciliare, hanno creato successivamente, assieme ai cambiamenti di mentalità portati dal ’68, l’occasione favorevole per la nascita di un’unica associazione di guide e scouts cattolici nella quale potessero convivere, nel rispetto reciproco e secondo il principio della coeducazione, ragazzi e ragazze: era il maggio del 1974, nasceva l’AGESCI (Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani) come risultato della fusione delle due Associazioni”.image2-1C’ero anche io in quella seduta storica a votare per l’unificazione!

E dopo aver unificato le associazioni bisognava cominciare a vivere assieme e a far vivere assieme le due realtà e il punto dolente all’inizio fu fare assieme l’attività all’aperto come le uscite e i campi estivi.  Maschi e femmine assieme? A dormire? Ossignore!

Nessuno di noi pensava che sarebbe stato semplicissimo perché era tutto da inventare, uno stile e un’abitudine di convivenza che doveva essere diverso da quello che c’era prima e, soprattutto, doveva vincere i  pregiudizi che dominavano la vita quotidiana.  Tabù sessuali e anche discriminazioni di genere erano fortissimi e anzi ritenuti ovvii.

Così abbiamo cominciato molto timidamente a fare degli esperimenti e a noi di Jesi 1 toccò uno dei primi campi estivi insieme: vivere 10 giorni maschi e femmine (così si diceva!) cercando di mescolare le abitudini e le tradizioni scout di entrambi e inventando un modo di godere dell’esperienza nuova e avventurosa.

Ero la più anziana (già allora!) ma soprattutto ero una responsabile a livello della Pattuglia Nazionale che aveva autorizzato l’esperimento, dunque guidavo un po’ la comunità dei capi. Avevamo naturalmente deciso di mettere grande cura nel controllo del linguaggio e dei comportamenti di noi adulti ma anche di quelli dei maschietti che avevano tendenza a sbeffeggiare le bambine.  Bambinetti di 8-10 anni che si atteggiavano a rudi avventurieri davanti alle bambine e magari poi gridavano “aiuto c’è una bestiaaaaa!” per un ragno erano all’ordine del giorno ma ogni giorno si facevano progressi.

cerchioscout-637x320I due dormitori erano prudentemente separati al punto che per andare da uno all’altro occorreva scendere due rampe di scale, percorrere un corridoio, salire due rampe di scale così non c’era possibilità della temutissima promiscuità sessuale (ahahah!).   Durante il riposo pomeridiano, quando ogni ragazzino poteva fare quello che voleva tranne rumore,  sulla porta del dormitorio delle bambine incontro un lupetto trafelato, cosiddetto Carlo, che aveva in una mano i suoi pantaloncini della uniforme e nell’altra i bottoni che si erano staccati.

Quando gli ho chiesto dove stava andando devo aver usato un tono piuttosto ruvido e lui non sapeva cosa dirmi:  “ Mi si sono staccati i bottoni e Akela (in gergo: il suo capo) mi ha detto di venire da X per vedere se, se…” doveva già aver capito che era meglio non andare oltre.

E io “Ho capito, fratellino, stavi andando a chiedere a X se ti presta ago e filo perché tu ti sei dimenticato di portarli, vero?”   “Sì sì proprio così” .  “Allora ti presto i miei, andiamo dal tuo Akela…” .  Ho riaccompagnato Carlo nel suo dormitorio ma a metà strada abbiamo incontrato  i capi “maschi” che forse avevano riflettuto meglio e ci venivano incontro trafelati; da lontano facevano gesti con le mani come dire “scusa scusa scusa”.   Insomma anche i capi avevano necessità di riflettere e abbiamo riflettuto così che abbiamo organizzato un laboratorio per insegnare a cucire bottoni dedicato a maschi e femmine che ha avuto  molto successo come anche il mio racconto del fatto che i marinai, gente notoriamente rude e mascolina, per essere autonomi durante i lunghi periodi di navigazione non solo si attaccavano i bottoni, ma facevano anche le calze a maglia e se le cucivano, senza per questo perdere di dignità…

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A volte mi sembrano ricordi così antichi, più di quarant’anni, ma per altri versi ancora attuali.  Lo scoutismo ha fatto grandi passi da allora, ma nella vita quotidiana di strada da fare ce n’è ancora tanta, tanta!